Camillo Filippo, detto Calippo /
è indubbiamente un gatto ma
/
il suo sguardo blues ne
ha viste troppe /
per non aver imparato
/
a infischiarsene /
delle gerarchie del creato.
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Castrato, la pancia gli è cresciuta /
e lentamente ora procede
/
rossa bayadera a
cercare /
l’acqua di cui è ghiotto. /
Ne è un assaggiatore infatti /
l’annusa e la degusta
/
la mastica persino /
con l’aria di un intenditore
/
succhiandola dai getti
/
delle pompe da giardino.
/
Non disdegna i croccantini
/
ma soprattutto è la compagnia /
di chiunque quella che festeggia /
con fusa da trattore, una litania /
di mille calabroni dedica
/
a composta distanza /
a chi ne accetta la presenza. /
L’oro del suo sguardo ammicca /
un saluto poi, ondeggiando
/
l’ampio ventre beato
/
sparisce silenzioso oltre il prato. /
Contento d’essere stato
/
così, a modo suo /
anche d’amore dissetato.
/